Abbiamo raccolto 21.000 firme sulla nostra petizione per chiedere al sindaco di Ferrara di stabilire le priorità in base ai bisogni e di cancellare l'iniqua discriminazione basata sulla cittadinanza.
Infatti in un momento così tragico, al primo punto, in ordine di priorità, invece delle difficoltà economiche o lo stato di necessità, il comune di Ferrara mette “la cittadinanza italiana”.
Abbiamo scritto che trattandosi di buoni alimentari, per qualcuno è in gioco la sopravvivenza.
Riportiamo dall'articolo del Resto del Carlino di ieri, 03/05/2020 (“Buoni spesa, discriminazione alla rovescia”)
Secondo il direttore generale del Comune di Ferrara, applicando la sentenza emessa dal tribunale in questi giorni, c'è il rischio che: “i residenti anagraficamente potranno presentare la loro domanda solo in un Comune. Lo straniero 'irregolare', domiciliato, in 8000 Comuni”.
Succede a Ferrara.
Sono finalmente arrivati dallo Stato 697.283 € per “misure urgenti di solidarietà alimentare (buoni spesa)” per soddisfare le necessità più urgenti dei nuclei familiari in difficoltà.
Il sindaco Alan Fabbri, dopo aver dichiarato “chi non ha mai chiesto aiuto non si vergogni a farlo” elenca i requisiti per poter avere questi buoni spesa.
Arriva la conferma dal Tribunale di Ferrara: Pratica Disciminatoria da parte del Comune di Ferrara.
Il tribunale di Ferrara rigetta il reclamo del Comune di Ferrara.
La nostra petizione contro le pratiche discriminatorie del Comune di Ferrara nell’erogazione dei buoni spesa durante la crisi del Coronavirus ha raccolto più di 20 mila firme in poco più di una settimana.
Un risultato straordinario, che trasmette un messaggio forte e chiaro: per vincere contro il Coronavirus dobbiamo rimanere tutti uniti. Non c’è posto per la politica della divisione, la politica degli slogan, la politica del “prima gli italiani”.