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Case popolari: come si costruisce l'apartheid a Ferrara

Nonostante la condanna per la gestione discriminatoria dei Buoni Spesa,
l'Amministrazione leghista continua a costruire muri e privilegi
 
L'anno scorso abbiamo segnalato un articolo sulle case popolari del Resto del Carlino del 4/2/2019
(vedi il nostro opuscolo “Sono solo parole”, www.occhioaimedia.org ); si prestava in maniera
esemplare per spiegare l'importanza e l'uso della stampa. Il contenuto: alloggi già destinati a
famiglie 2792 di cui italiane 2325, europee 52, extraeuropee 415. In percentuale 83% a famiglie
italiane, 17% a famiglie straniere (15% extraeuropee e 2% europee).
L'articolo, preciso e dettagliato, rivelava che, tra le richieste per gli alloggi non ancora assegnati, le
famiglie straniere erano molto più numerose, anche perché tra le 600 richiedenti ben 139 famiglie
italiane hanno rinunciato alla graduatoria. Il titolo dell'articolo riassumeva così: “
GRADUATORIA, SU CENTO NUCLEI FAMILIARI 51 SONO ITALIANI E BEN 49 STRANIERI”.
Il titolo in prima pagina Carlino Ferrara diventava però: “CASE POPOLARI, NELL'ULTIMO ANNO LA
META' ASSEGNATA A STRANIERI”.
Così mentre il titolo dell'articolo è solo fuorviante perché mette in
luce solo una parte della notizia (ben 49 stranieri!), quello della copertina è proprio NON vero,
perché quelle case NON risultano assegnate.
Questo piccolo spiraglio mostra il gioco della campagna elettorale della Lega, ricca di allarmismi e
di fatti gonfiati, che ha proseguito gloriosamente, fino al nuovo bando del 9/7/2020 nel quale la
nuova giunta, esplicita i criteri per il punteggio per ottenere la casa.
Leggendo le nuove regole, senza lasciarci distrarre da note folkloristiche secondo cui il nuovo
regolamento rappresenta “una svolta epocale” e “promuove l'equità sociale”, notiamo che:
1- è previsto un punteggio di “residenzialità storica”, per ogni anno. Ma per essere sicuri che
famiglie immigrate che vivono a Ferrara da anni non ottengano la casa ecco che ci sono i criteri 2,
3, 4, 5 e 6 che permettono di discriminare a regola d'arte;
2- l'assegnazione degli alloggi deve rispettare le percentuali di residenza comunque siano i bisogni
familiari (“ vogliamo fare in modo che le percentuali di assegnazione degli alloggi, ... rispecchino le
percentuali di residenza”, dice il sindaco);
3- è previsto un punteggio negativo per chi ha morosità pregresse con l'Amministrazione, così sono
puniti i più poveri;
4- i cittadini stranieri “devono dimostrare con documenti autenticati (e non più in
autodichiarazione)” di non possedere immobili nel Paese di provenienza. Come si fa ad ottenere
questi documenti? Sembra proprio impossibile;
5- non c'è nessuna maggiore “probabilità di assegnazione .... a (sfrattati, assistiti dai servizi socio
sanitari, ecc.)”, non vengono quindi riconosciute le difficoltà reali;
6- è stato riconosciuto uno specifico punteggio anche per i nuclei con un figlio solo, così possono
passare davanti in graduatoria a chi di figli ne ha 2 o 3;
7- per concludere non manca nemmeno il tocco di genere. E' riconosciuto anche ai separati/divorziati
con affido condiviso dei figli il punteggio previsto per i nuclei monogenitoriali; questo significa che
le donne, che nella quasi totalità dei casi hanno i figli in affido, hanno lo stesso punteggio per
ottenere la casa degli ex mariti che non hanno l'affido.
Bloccando l'accesso agli immigrati la nostra giunta spera di riempire le case popolari di famiglie
nucleari, uomini separati e qualche politico? Nella provincia ferrarese ci sono già decine di case
popolari vuote grazie a regole e priorità, quali, ad esempio, il permesso di soggiorno di 2 anni (quasi
impossibile per i lavoratori agricoli considerati stagionali), che escludono chi ne ha più bisogno.
 
Meglio le case vuote.... l'apartheid sembra portare voti.
 
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